E DIMMI CHE NON VUOI MORIRE:
IL MITO DI NIOBE
SANTUARIO DI ERCOLE VINCITORE
TIVOLI (ROMA)
6 luglio – 29 settembre 2018-08-17
a cura di Andrea Bruciati, Micaela Angle
La mostra E dimmi che non vuoi morire: il mito di Niobe nasce con l’intento di narrare la vicenda di Niobe, cantata dal poeta latino Ovidio nelle Metamorfosi, e la sua fortuna nel tempo. Il progetto riunisce, in maniera tanto affascinante quanto complessa, opere che vanno dall’antichità all’età contemporanea.
Nella sala al piano terra la scelta delle opere è ricaduta su quelle che in modo particolare affrontano il tema del dolore di Niobe.
Insieme a due vasi apuli a figure rosse del 340 a.c. e 320 a.c. e al film in super 8 Burial Pyramid dell’artista messicana Ana Mendieta, prematuramene scomparsa nel 1985, spicca la statuetta in bronzo (1939) di Antonietta Raphael che rappresenta Niobe che assiste impotente alla morte drammatica e crudele della figlia più giovane. L’artista medita sui poli opposti della vita e della morte. La struttura compositiva è debitrice della stauaria antica, in particolare della Niobe de gli Uffizi e di quella della Villa dei Quintili (Roma). Raphael, in un processo di riappropriazione sintetica e critica del pathos e delle forme dell’antico, medita a più riprese sul tema della strage. Come nei precedenti classici la figlia, con il capo rivolto verso il grembo materno, è inginocchiata davanti alla madre, protesa in un gesto di protezione. Le figure sono risolte l’una nell’altra, quasi la madre volesse inglobare il corpo della figlia. Il grembo materno rappresenta l’estrema forma di difesa. Esposta anche Niobe del 1946, una piccola testa in bronzo.Sempre al piano terra una sezione della mostra è dedicata a La morte di Niobe di Alberto Savinio, un'opera scritta nel 1913 con verie testimonianze e l'esposizione del dipinto Niobe, del 1932.
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Alberto Savinio, Niobe, 1932
Antonietta Raphael, Niobe, 1939, bronzo