RAPHAEL

Centro Culturale Olivetti, Ivrea, Luglio 1960
Catalogo della mostra: Quaderni d'arte del Centro Culturale Olivetti - Editrice TECA, Torino
Saggio in catalogo: Alfredo Mezio 

Saggio di Alfredo Mezio
Estratto

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La Raphael appartiene alla bohème internazionale di cui rigurgita il decennio 1920 - 30: quello che il masochista Maurice Sachs chiamò la "decade delle illusioni" in un libretto che resta il più spiritoso abbecedario artistico di quegli anni. Mata a Kowno, diplomata in pianoforte al Conservatorio reale di Londra, amica dello scultore Epstein e assidua del club rivoluzionario presso il quale fanno tappa gli slavi di passaggio a Londra, essa sisposta verso il 1924 a Parigi, vi bazzica le gallerie d'arte, e un anno dopo eccola in Italia, esploratrice fanatica di Roma in compagnia di Mafai e Scipione, e pittrice improvvisata, autodidatta, primitiveggiante, espressionista o surrealista, secondo l'aggettivazione più diffusa dei critici che ne segnalano per primi la comparsa. 

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Eredità orientale, barbarie slava, patetismo ebraico....Simili ingredienti, magari con l'aggiunta di un pizzico di letteratira, sembrano effettivamente indispensabili per capire il segreto di quei geroglifici figurati che, stimolati o meno dalla pittura di Chagall, mostrano la Raphael attaccata ai suoi ricordi d'infanzia, che è l'infanzia di una ragazza uscita da una famiglia praticante di ebrei lituani e cresciuta in una città periferica della vecchia Russia zarista. La pittrice vi pesca gli spunti per tutta una serie di quadretti come, come la Giuditta che mostra la testa in uno specchio rotto, la cerimonia del digiuno nella sinagoga dell'Est- End, quello della madre che avanza verso il candeliere a sette braccia per la benerdizione del venerdì sera, e tante altre pitture, superstiti o perdute, che si collocano nello stesso periodo dei paesaggi romani. Talisoggetti attestano un fondo sentimentale nel quale coesistono i relitti del folklore yiddish e le impressioni recenti ricavate dalla pittura d'avanguardia.

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