Antonietta Raphaël - Galleria Civica di Modena

Palazzina dei Giardini, 1991
Catalogo della mostra:
Nuova Alfa Editoriale
Curatore:
Fabrizio D'Amico
Saggi di Fabrizio D'Amico e Flaminio Gualdoni
www.comune.modena.it/galleria
Saggio:
Fabrizio D'Amico

Estratto

Roma, 1925: alcune 'misture esplosive' - tali le dirà qualche tempo dopo Roberto Longhi, sulle pagine de L'Italia Letteraria - stavano covando sotto la cenere d'una pittura prudente e ordinata, tramata, nella capitale, dai fili diversi ma infine in qualche modo convergenti d'un nobile accademismo di stampo ancora ottocentesco, di rsistenti vocazioni al Museo, e di uno stranito realismo capace di ricondurre ad unità primitivismo, Novecento e gli echi mai spenti delle attonite sospensioni metafisiche. Misture esplosive, dunque, prendevano corpo 'proprio sul confine - vedeva Longhi - di quella zona oscura e sconvolta dove un impressionismo decrepito si muta in allucinazione espressionista, in cabala e in magia...'. Le preparavano allora Mario Mafai e Scipione, entrambi giovanissimi, con la complicità di una ragazza appena più esperta, ebrea russa ed errante, che veniva dalla Lituania, da Londra, da Parigi: Antonietta Raphaël. ...

Calata dentro il suo lavoro senza distanza e senza saggezza, Raphaël tocca per miracolo, con rabdomantica cecità, l'incanto della favola : senza tempo, senza peso di corpo, senza obbligo di ragione.

Come poté essere, appena dopo, tanto diversa la sua scultura? Come poté darsi quel nuovo canto, limpido e melodioso, dopo le battute urlate, dopo i picchi e le vertigini degli anni più giovanili?

....

Pochi temi diede Raphaël alla sua scultura. Uno dei quali fu per lei centralissimo: quello della maternità. Prima di tutto il suo essere madre .... Nel tempo esso si muta in silenziosa attesa, da vigile, sollecito ascolto di un animo segreto, in dolorosa testimonianza di una ferita, di un'offesa, di una morte... E ancora l'immagine di una femminilità che sboccia quasi sempre nella solitudine, come ripiegata su se stessa e sui propri inviolabili pensieri.

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