Monday, 03 May 2021 16:52

Extracts from Diary

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Antonietta Raphael scriveva un diario fin dalla giovinezza, ma molti scritti sono andati perduti. Alla fine del 1959, come dice ella stessa nella prima pagina della raccolta oggi disponibile, riordina, in ordine cronologico, i fogli ritrovati.   Successivamente riprende a scrivere con una certa regolarità.
Tutti gli originali del Diario – insieme a lettere ed appunti– sono stati consegnati al Gabinetto Scientifico Letterario G.P.Vieusseux (Firenze). (www.vieusseux.it)

Pubblichiamo, qui di seguito, alcuni estratti del materiale a disposizione del Centro.  

 

 23/1/59

È il 1959 e precisamente il 23 gennaio, cioè il primo mese dell'anno nuovo.  
Il mio più grande desiderio, che mi sono proposta per questo nuovo anno è "Lavorare e concludere veramente; e portare a termine certe mie sculture e anche le pitture non completamente terminate".
Ma da progettare a realizzare, la strada è infinitamente lunga e si conclude molto poco!
Dalla mia infanzia ho l'abitudine di annotare qualche mio pensiero o qualche esperienza capitatami durante la giornata. O qualche attimo d'emozione ricevuta guardando la Natura o ascoltando la Musica. Insomma non ho mai voluto perdere nulla di ciò che ho vissuto ed imparato. Molti di questi miei quaderni li ho perduti.

Ho ricominciato a tenere piccoli scritti quando sono arrivata a Roma nel 1924, fino al 1943; li ho perduti quasi tutti con la nostra fuga da Genova a Roma.
Qualche quaderno l'ho ritrovato e vorrei ricopiare queste piccole cose che mi ricordano uno stato d'animo di certi momenti vissuti. Mi riuscirà farlo?
Forse il mio male maggiore è che voglio fare troppe cose.
Ma il Buon Dio non punisce colui che vuole imparare e migliorare. È un desiderio lecito e legittimo.
Allora, finché vivrò, finché avrò un filo di vita, mi rimarrà il vivo desiderio d'imparare e di migliorare sempre e sempre.
Come ho incontrato Mafai
Al principio del 1924, dopo la triste morte di mia madre, decisi di abbandonare Londra, dove avevo vissuto e studiato per quasi vent'anni. Ero da poco laureata pianista alla Royal Accademy of Music. Il mondo esterno mi appariva allora crudele e splendido; all'infuori della morte, tutto mi sembrava facile. Così decisi di prendermi un anno di vacanza, tracciando l'itinerario Londra, Parigi, Roma, Egitto. In tal modo sono arrivata a Roma. E Roma mi affascinava e mi appariva più bella che mai! Più bella ancora di tutte le descrizioni che avevo letto e così decisi di restarci un po' più a lungo; e per non perdere tempo, andai all'Accademia di Belle Arti per disegnare il nudo. Dove d'altronde finiscono tutte le straniere intellettuali per disegnare il nudo e dipingere, ed anche per un segreto desiderio di poter dipingere Roma ancora più bella! Così, come il caso vuole, all'Accademia di Belle Arti ho incontrato il Pittore Mario Mafai. E il seguito tutti lo conoscono...

27/8/41
Ogni tramonto del sole è una giornata della nostra vita passata che non ritornerà più. Ed ad ogni tramonto mi viene da chiedermi: "Che cosa hai fatto di buono oggi, Antoniette?" Ed io, quasi per scusarmi, ho pensato fra di me, "ma se riuscirà di portare a termine le "Tre sorelle" e il "Toro morente" come lo desidero io, allora non sarò più triste quando vedrò il bel tramonto del sole. Dirò che valeva la pena di vivere e soffrire!...".

27/8/41
Stamane ho lavorato con un modello. Era interessante, forse troppo classico.
Il gruppo le "Tre sorelle" mi cresce di sotto le mani; chissà che cosa dirà Mario quando verrà a Genova e lo vedrà? M'immagino che dirà, con la sua solita esclamazione: "È troppo grande! Ma che fai Antonietta? Ti crescono sempre sotto le mani, le tue sculture? Non ti bastano mai le tele, ed ora la tua scultura, non ti basta questo salone! Vuoi una Piazza per lo Studio?" Ma io, queste esclamazioni che sono in fondo una lode, le prendo come un'offesa e mi rattristo.

Genova, 22/10/41
Stamattina, entrando nel giardinetto, ho trovato il mio "Toro Morente", che stava per essere terminato, in frantumi per terra. Non posso descriverti, caro Mario, il mio grande dolore: vedere questa massa potente, armoniosa e sofferente, disseminata dappertutto nel Giardinetto che ho adibito a Studio; Che il Signore vuole forse provarmi?
Raccoglierò tutte le mie forze e ricomincerò di nuovo! Nel mio faticoso cammino non ho fatto altro che ricominciare, senza aver la soddisfazione di vedere un'opera, una mia creazione, terminata. E godermela con soddisfazione. A me tocca la sorte di ricominciare sempre.

21/1/42
Oggi mi sento di buon umore. Ho lavorato in gesso. E posso essere contenta. Ti ripeto, caro Mario, che mi piace assai lavorare in gesso perché ha due funzioni: modellare e scolpire. E t'impegna maggiormente mentre stai lavorando. È quasi scavare, perciò assomiglia a scolpire come fosse pietra. Ed è modellare perché puoi aumentare il volume.
Sto anche lavorando su di un autoritratto in pittura e mi pare che è buono. Ma non è tutto; mi pare che è anche bello! Ma quest'ultimo non è colpa mia, è creato dai miei genitori!...
Nel mio studio regna un gran disordine, sculture dappertutto!
"Cresce sempre", come dici tu. Assomiglia più a un cantiere: pezzi di pietre, ferri aggrovigliati, tronchi di legno, asce, accette, tenaglie. Ed io di nuovo tra di loro in tenuta, con una casacca e calzoni sbrindellati e con degli scarponi grossi. Ma sempre con agilità.
Oggi ho voluto fare un po' d'ordine; ho raccolto tutte queste teste sparse per terra negli angoli dello studio, che davano la sensazione di un cimitero e certe le ho ritoccate e stanno raggruppate, così sembra un convegno di belle fanciulle. Fanno nient'altro che conversare della loro Odissea, da un angolo all'altro, fra mucchi di ferro e carte colorate. Non gli manca il senso del pettegolezzo e dicono: "non è molto chiaro perché, per esempio, io non ho mandato tutti questi ferri per la patria, che lo stanno raccogliendo come materiale di guerra".
Jesi e Maria sono venuti a trovarmi, ma lo zucchero che ci hanno promesso, se lo sono dimenticati!... Invece sono rimasti scandalizzati da questo disordine. A me non disturba, lavoro bene così.
È bello trovarsi al lavoro e trovarsi fra tutte queste cianfrusaglie che certe volte dicono qualche cosa.

20/7/42
L'arte è infinito; e perciò
è difficile, per un vero artista,
pronunciare ad una sua opera:
Finito!
Nella parola "finito",
il cerchio si chiude.

25/7/42
Il Narciso, che ci tenevo tanto, mi pare si è raffreddato per voler arrivare alla perfezione di linee. In fondo la perfezione non mi ha mai interessato, ma me la sono imposta per non essere catalogata come un fenomeno.

11/1/43
Alla mia madre
Venti anni fa, come oggi nevicava,
grossi fiocchi di neve; come
giganti rose bianche.
La scure strade di Londra si
trasformarono in un immenso
desolato mare di neve.
Il vento fischiava mordente;
Tu eri ancora in vita con me;
Ma malata,
molto malata.
I tuoi polmoni ti ardevano
e non c'era più salvezza.
Il tuo affannoso respiro riprendeva
quel triste suono del vento.
Sono passati vent'anni,
oggi come allora nevica.
La mia vita è cambiata come
avresti desiderato Tu.
Ma non sono completamente felice,
dentro di me è avvinghiata un'enorme
Colonna di fuoco
che spinge disperatamente le sue
fiamme in su;
che ciecamente non trovano
la via d'uscita.
Ora tu dormi in eterno
Immutata!
Il tempo corre o sta fermo
non ti turba più.
Mentre io mi avvio poco a poco
carica di ricordi e con passi lenti,
Verso il medesimo orizzonte
dove le nostre orme si ricontreranno.

Genova, 11/12/45
Il Toro è il lavoro che tengo maggiormente. Pensare che è la quarta volta, in 7 anni, che sto lavorando e cercando di riuscire di dargli un suo proprio significato. È grandioso! Rinchiuso in se stesso, è diffidente e in profonda Meditazione, come una Divinità. Non so se le Divinità s'innamorano come narra la Mitologia. Ma il Toro, che fu creduto una Divinità presso gli Egizi e da altre religioni in Asia, il mio Toro, l'ho visto soffrire per l'amore.
E il suo desiderio d'amore era così potente e il suo soffrire così grande che guardandolo spaventata, mi sembrava che il suo cuore si dovesse spezzare e non potendo ottenere il suo amore, si sarebbe unito alla Morte.
È una cosa terribile trovare l'analogia fra l'amore e la morte che fra di loro sono così differenti. Amore è creazione, continuazione della vita; la morte è cessazione della vita. È questo il terribile dato che il mio povero toro subisce. Non vuole vivere senza il suo amore, ma neanche vuole morire senza capire cosa è la vita.

Genova, 11/12/45
Caro Mario, il Toro sta per essere finito. La sognatrice, che chiamo la bambina seduta, è terminata ed è anche coperta di gesso.
Sto lavorando sul toro con tutte le mie buone intenzioni immaginabili. Sto sempre cercando i punti e i profili belli.
Questo sarà il quinto che sto disfacendo e mi sento più soddisfatta dei precedenti. Però, mio caro Mario, non vuole morire! Evidentemente vuole entrare in Paradiso per ricompersarsi delle torture che gli ho fatto durante questi 7 o 8 anni che lo sto lavorando ed anche per l'umiliazione che gli ho dato quando ho fatto posare il gatto per lui.
Cairola non si fa vivo e non sono nemmeno sicura che questa mostra, da tanto tempo aspettata, si farà. Ma se anche così fosse, il tempo non è perduto!
Ritorniamo, ti prego, al mio Toro che per il momento è il mio soggetto prediletto. È martedì mattina. È un'ora insolita per mettersi a scrivere, ma sono molto contenta del mio lavoro di stamattina. Ho fatto il chirurgo e ne sono uscita soddisfatta. La gamba destra anteriore non andava, ma avevo paura di riconoscerlo; ogni volta, quando guardavo il toro ed il mio sguardo s'incontrava con questa gamba, sentivo una incomprensibile tristezza e per ricompensa o per vigliaccheria o per pietà di me stessa, mi sforzavo di guardare invece le anche, così forti, impiantate così maestose nel loro acuto dolore, e questa soddisfazione soffocava immediatamente l'incompiutezza della gamba anteriore. Si racconta che i Pavoni, quando guardano la loro coda dai cento occhi, ridono di gioia, ma quando odono la loro rauca voce piangono. E così mi sento anch'io. ma stanotte ho preso il coraggio ed ho fatto un'operazione chirurgica e sono rimasta soddisfatta.

25/1/46
Finalmente ho finito il mio Toro.
Sono passati 7 anni dal primo che ho fatto; che cosa cercavo, non saprei dire. Quest'ultimo mi soddisfa. Mi pare di aver dato tutto. Ora che ci penso, quante volte sono stata crudele con il mio piccolo fiorellino, Giugiù, quando veniva a chiedermi un bacio mentre lavoravo. Ma io le davo questo bacio malvolentieri e la pregavo di lasciarmi in pace con il mio lavoro, ben sapendo che un bacio o una carezza datagli mentre lavoravo, sottraeva un certo calore dal mio obiettivo. Ora è finito, è bello!
Prostrato per terra, la zampa anteriore sta per cadere; ma le sue gambe posteriori sono saldamente impiantate, sfidando la morte. Le anche si sollevano maestosamente... I fianchi sono gonfi dell'agonizzante respiro; la bocca spalancata sembra che grida: "Oh, perché?" Lo accusano di che? Non vuole morire. Si rifiuta di morire; Non ha avuto l'esperienza, che è la ricompensa della vita? L'occhio sinistro implora: "Oh, perché?" Ma deve morire, perché tutte le cose nascenti devono un giorno o l'altro morire. Dobbiamo morire perché la terra ingrassi. Dobbiamo morire perché Adamo e Eva hanno peccato. Ed agonizzando, il mio toro guarda insù. beve la luce come volerla portare con sé, nella memoria. L'occhio destro ferma il sole, implorando, "Ma io, io che c'entro in tutta questa faccenda?". Ma all'ultimo momento, con l'aiuto divino, la sua mente ha capito qualcosa, ma non saprei che cosa. Trasalì dal dolore, e con le ultime forze il Toro ha alzato la sua coda in su, facendo un segno un po' punto interrogativo ed un po' esclamativo e sotto la coda mostrò un tubo sporco, di color ocra e di sangue secco. e dice: "Se è così, allora questo è per te; bel mondo!". Ed è entrato in paradiso perché ha conosciuto il disprezzo.

Genova, 17 Marzo 48
Caro Mario,
ho ricevuto la tua lettera e il vaglia di £. 5.000. Ti ringrazio per tutte e due. Se non temessi che tu mi pensassi una persona sentimentale, ti avrei detto che ho quasi pianto per la contentezza per aver trovato in te un buon amico che s'interessa al mio lavoro e che hai anche pensato ad una targa per la "Genesi". Ma non mi hai fatto sapere che impressione ti ha fatto la "Genesi"! Io sto ancora attorno a finire "Le tre sorelle". È una cosa difficilissima per un'artista staccarsi dalla propria creatura.
È finito! Non so se hai notato, caro, che quando un'artista ha concepito un'opera d'arte, è pieno di gioia, la sua visione è gonfia quasi come se volesse scoppiare dentro di lui.
Io addirittura canto quando ho un'idea d'una nuova opera; ma quando comincio a realizzarla, questi fantasmi scompaiono e l'opera va male, forse perché ha pudore di farsi vedere alla luce delle opinioni dei volgari. Perché un'IDEA d'un'artista è generalmente una parte intima di se stesso; è quasi una confessione.
Per questo io temo tanto di esporre un lavoro mio, io tremo per loro, per il giudizio che dovranno subire. È inutile, Mario, una scultura fuori dallo studio mi fa triste, non so perché!
Non ho ancora ricevuto la tesserina della Quadriennale e quanto ci manderai per viaggio; penseremo di arrivare per il 24 di marzo, cioè il giorno prima della manifestazione; peccato che non hai potuto mandarci il valigione, ti porteremo l'abajour. Ti abbracciamo, ti baciamo
Antoniette e Giugiù
Come sta il povero Ugo?

Parigi, mercoledì 6/10/54
Mi vergogno della mia ignoranza di Ingres; l'ho pensato calligrafico e freddo. Stasera ho passato 4 ore in sua compagnia, cioè sfogliando la sua bellissima pubblicazione che mi sono autoregalata. Mi sento morire alla bellezza dei suoi disegni e la purezza della sua pittura.
Sono felice! Mi sento più ricca, stasera.
Domattina andrò a fare la conoscenza con l'impressionismo all'Orange della Tuilleris. Mostra di Cézanne.

Martedì, 12/10/54
Giugiù mia carissima, non ti ho scritto prima perché speravo di poter darti buone notizie; ma purtroppo niente. Epstein fingeva di non conoscermi, (e può darsi: ha 73 anni, incontrandolo non avrei potuto dire che questo fosse Epstein). Ma poi, guardandomi, si è scusato, dicendomi che io ero cambiata molto. Non voglio scriverti tutti i particolari di questi attimi, ciò che ho sentito mentre stavo in piedi, ascoltandolo dire, con uno strano sorriso: "sai, Rafhael, i tuoi dipinti sono (andati) bruciati assieme ai miei veri "capolavori". E mi guardava come se volesse essere baciato le mani, per questo grande onore che mi toccava: che i miei poveri dipinti si erano persi insieme ai suoi Capolavori!! Amore mio, anche questo è servito a me. Anche questo è servito per capire il mondo meglio...
Insomma dei miei quadri non se ne trova neanche uno! Non ho voluto ritornare all'albergo. Tutto il giorno ho camminato dalle 10 del mattino fino alle 8 di sera. Camminavo senza riposo. Finalmente sono arrivata alla conclusione: "Non bisogna mai troppo idolatrare il passato, bisogna camminare innanzi. Se io ho dipinto dei bei quadri nel 1928, non c'è ragione perché non potrei dipingere dei bei quadri ora. Ti pare? Ora, quando tutto è fallito, vorrei senz'altro divertirmi un poco. Andrò per i Musei e a sentire qualche buon concerto. A Londra è pieno di concerti per tutti i gusti!
Forse mi fermerò da Silvia per fare quattro chiacchiere, perché mi sento gonfia come un pallone. Sono contenta del premio del babbo. Dovresti togliergli un po' di soldi. Al mio ritorno metteremo tutto in Banca.
Ti abbraccio, figlia mia carissima e ti bacio infinitamente
tua Mammina

19/5/56
Siamo arrivati stamattina a Pekino. Da lontano ho visto un gruppo di persone con i fiori in mano. Ho guardato, dico scherzando: ci aspettano con i fiori. Quando siamo scesi dal aerio e ci siamo avviati verso l'ingresso ci siamo accorti che erano proprio per noi. Due signori ed una signorina che hanno consegnato un bouquet di bellissimi fiori. Uno di essi dirige un giornale e si chiama Hwa-tchan-wu; l'altro è un pittore a olio: così precisano i cinesi: un pittore a olio, un caricaturista, un acquerellista etc. etc..

3/6/56
Oggi si inaugurava la nostra mostra. Mi sono alzato stamattina alle 7,30. Perché la nostra appuntamento in sala da pranzo era per le 8 e alle 8 meno un quarto bussavano alla mia porta, era la madame Mimi l'interprete francese che mia veniva a chiedere se ho bisogno di aiuto prima di andare a tavola; di fatto non era ancora vestita completamente. Con la sua aiuto siamo arrivate nella grandissima sala da pranzo 8 e 10. Quando entrammo nella sala la nostra responsabile, mi ha ricevuto con premura dicendomi mangia ci aspettano per le 9. Era una giornata di pioggia ma le nostre macchine ci aspettavano fuori dell'albergo. Ero raffreddata e ho dovuto prendere un'aspirina prima di uscire. Quando siamo arrivati parecchi persone della organizzazione ci aspettavano fuori malgrado il grande pioggia. La mostra era messa su con molta cura e molto gusto. Ci era il ministro della cultura e il viceministro, pittori, scultori, giornalisti, due giornalisti messicani, un industriale milanese e mi pare se non sbaglio un industriale di Roma con la moglie che non mi ricordo il nome. La prima sala da visitare era quella di Sassu abbastanza bella, poi viene quella di Tettamante e poi un muro con disegni di Fabbri, per le sue 60 piccole sculture hanno fatto fare una vetrata speciale adornato con le cataloghi fotografie rivestite e critiche. Ed io poverina ho fatto la parte della poveretta con i miei 13 disegni tempere e 7 fotografie portato con me. Gli altri hanno portato una bellezza di 30, 40 disegni e pitture. L'ultima sala era la mia e di Zancanaro. Il ministro circondato dalle personalità e dalle artiste si sono fermati davanti ogni quadro sempre dicendo sì è interessante è bello e così di seguito. Quando si sono fermati davanti alle quadri di Turcato (Teresa mi ha riferita) qualcheduno ha detto non lo capisco molto bene e Turcato ha risposto: bisogna leggere i titoli. Finalmente sono arrivati nella sala mia e quella di Zancanaro. Mi pare che le mie disegni e tempere è piaciuta abbastanza e davanti alle fotografie delle mie sculture il ministro ha detto: mi fa tanto piacere di vedere queste sculture, le nostre giovani scultore hanno molto da imparare da lei. Ero molto contenta certamente e spero al mio ritorno a Shangai di poter fare almeno due ritratti di sculture e qualche paesaggio.
Di sera la associazione degli artisti hanno dato un gran pranzo in nostro onore. Domani pomeriggio partiamo per Shangai.

4/6/56
Non mi sento molto bene, deve essere la stanchezza. La mia interprete è venuta aiutarmi a fare le valigie. Alle 10 sono andato in sala da pranzo a prendere la colazione. Ho trovato un sorpresa per me, un grande libro di arti antiche trovate nei grotte dei dinastie molto antiche. Più tardi Sassu e Tettamante mi hanno apportati una busta gonfia di biglietti di 400 yen mandatemi dagli associazioni e artisti per miei pochi disegni e tempere lasciati. Ero un po' stordita dai danari e dai regali ricevuto da questo popolo generoso e pieno di entusiasmo per l'arte. È venuto il momento di partire per Shangai, scendendo con l'ascensore nella Hall ho trovato parecchie amici vicino alla scalinata dell'ingresso dell'albergo. Ho trovato due persone che mi attendevano, una donna piccola dagli zigomi molto alti e con gli occhi neri sorridente che mi si avvicina. io gli parlo in francese, lei continua a sorridere e non mi risponde. Penso che probabilmente è una cinese che non parla francese e io la chiedo: you speak english? Sprechen si deusht? Niente. Gararite pa rusckj? Niente. Mi abbraccia, mi stringe le mani, porgendomi una bambola giapponese comincio a capire che è giapponese ma non ho il tempo di restare con lei. La nostra dirigente mi si avvicina a prendermi. Il fotografo ha appena tempo di scattare una fotografia di noi due. L'abbraccio e cerco di farmi capire che ritornerò a Peking fra 6 o 7 giorni mostrandola 6 dita. Ha capito e ride. Alla stazione abbiamo trovati tanti amici coi fiori altri regali e quando ci hanno sistemato ciascuno nei nostri vagoni è entrato di nuovo Sassu e mi consegnò un altra busta contenente 65 yen da una rivista d'arte che ha preso una mia fotografia di scultura per pubblicare sulla sua rivista.
Abbiamo viaggiato tutta la notte, viaggeremo fino a stasera, e alle 10,30 arriveremo a Shangai. Appena mi sono alzato ho guardato fuori la finestrino del treno il paesaggio, è tranquillo tutto verde le montagne dolcemente curvati con dei riflessi bleu (...) le campi ben curato intrecciati con dei piccoli ruscelli dai riflessi del cielo e degli alberi verdi e neri; mentre guardavo fuori mi è venuta l'immagine di quella piccola donna che mi ha stretta nella mano la minuscola bambola. Mi hanno informato che è una rinomata pittrice giapponese e una dei più forte propagandista contro la bomba atomica. Spero sinceramente di poterla avvicinare al mio ritorno a Peking. Poi mi sono ricordato che era con noi alla inaugurazione e senza dubbio questa sua stretta, la bambola nella mia mano significherebbe la sua ammirazione per mie poche cose.
Siamo arrivati a Shangai. È scuro e non si vede bene la città. Alla stazione ci sono stati come dappertutto amici che ci aspettavano con fraternità e amore. La loro ammirazione per l'arte italiana è molto ammirevole. La più parte degli artisti professionisti hanno lavorato e studiato a Parigi e in Italia. Sono stanco e vado a dormire aspetto l'alba per poter vedere la città.

19/6/56
Oggi ho aspettato la piccola Sou, è la figlia di Sou, editore di arte, per farla un ritratto in scultura. È molto bella! Disgraziatamente si ammalò, improvvisamente e ha hanno dovuta apportare nel ospedale per osservazione. Pare che sia una malattia infettiva.

21/6/56
Ho ottenuto un permesso di andare in compagnia del signor Sou e assieme alla mia interprete a trovare a piccola Sou pare che non è grave ma deve rimanere lì ancora. È molto bella e desidererei tanto di farle il ritratto.

22/6/56
No resisteva la tentazione. Ho messo su il ritratto da uno schizzo che le ho fatto e mi pare ben riuscito. Domani viene il signor Sou a vederlo.

23/6/56
Sono molto emozionata. È venuto il signor Sou, ha visto il ritratto della piccola Sou ed molto entusiasto. Fra giorni verrà a fotografarlo assieme al ritratti del signor Ciu. È la prima volta che ho modellato due ritratti soltanto guardando le modelle e osservandoli, e mi pare che sono anche ben riusciti.

2/7/56
Appena fatto colazione la macchina m'ha portata alla Accademia, ho lavorato dalle nove fino a mezzo giorno alla fine ero contenta. La testa della piccola Sou mi sembrava che si rivelava come l'ho concepita la prima volta. Nel pomeriggio sono venuto una commissione di amici cinese per vedere le mie pitture e sono rimasti colpiti dai colori gioiosi. M. Jan, che è caricaturista di fama ha guardato con tanti occhi dolci ora su uno ed ora su di un altro cartella finché l'ho chiesto ti piacerebbe uno di questi e lui, con gli occhi abbassati sì. Magari sceglietene uno; dico ma non l'interno del tempio del cielo, questo non posso farlo di nuovo è troppo difficile. Ha scelto la pittura di Shangai. Anche questa è una cosa difficile ma proverò di rifare. Queste genti sono gentile con me a tal punto che mi sentirei di regalargli tutto i miei dipinti. Partiremo per Cantù è una famosa città per la sua sculture e le pitture murale che ci sono nei grotti.
Sono le 11 e 20, viaggio in treno. È molto strano come si abitua a tutto quando si viaggia nei paesi lontani. Dormo con tre uomini in un compartimento le due di fronte a me si spogliano senza nessuna cerimonia e forse fanno bene. Sono uomini che hanno fatto una revoluzione! Ma a me mi disgusta di vedere la nudità degli uomini. Spero di addormentarmi presto.

15/4/57
Sono l'una; stiamo a tavola a mangiare. Da lontano si vede una strana montagna forata in centro, a mo' di arco e sembra simile a un faraglione gigantesco. Io chiedo al cameriere che serve alla nostra tavola, che cosa è questa montagna, e lui: "È Gibilterra, signora". E fra di me ho pensato "è Gibilterra, una montagna rocciosa, forata, come ci sono tante altre, eppure ha causato e causa tante dispute per passarvi. E chissà se non porterà altra guerra?" da Gibilterra non c'è una via diretta per Sevillia, bisogna andare ad Algicetta sono 370 chilometri e non so quanto ci impiega; lo saprò domattina.
Ageciras, come loro la chiamano, è un piccolo paesetto di pescatori e viaggiatori di tutto il mondo, perché bisogna passare da lì per andare nell'interno della Spagna, per chi arriva per via Gibilterra, si capisce.

Venerdì Santo, 17/4/57
Da due giorni che sto a Sevillia.
Le strade sono gremite di gente, malgrado la pioggia insistente. La pazienza del popolo è incredibile, quando si tratta della fede! Da tanti secoli vedono il corteo della Settimana Santa passare per le strade, ed ogni anno sempre lo stesso, eppure la gente affolla le strade; tutte le classi, ricche, povere, giovani, vecchi, bambini stanno per delle ore a vedere i cortei e applaudono e gridano con entusiasmo. Vedere ciò per la prima volta fa impressione, coreograficamente è veramente molto bello. Ma mi sembra molto dubbioso se potrò fare qualche bozzetto. Avrò d'affidare tutto alla memoria e chissà se mi riuscirà. I colori sono splendidi: neri e viola, oro e rosso, bianco-rosso, tutto il lusso d'Oriente. Ma la difficoltà sta nell'inquadrare. Ho girato tutto il pomeriggio sotto la pioggia. Ero trasportata come una piuma dentro la folla e mi restava difficile vedere; finalmente mi è riuscito d'infilarmi in un portone di fronte alla Cattedrale.

Seviglia, 22/4/57
Stamattina non ha piovuto, ma minacciava e io ho resistito a lavorare fuori. Ho dipinto una parte della Cattedrale, quella parte che sembra o piuttosto era anticamente una Moschea. Non passava molta gente da quella parte, così ho potuto lavorare tranquillamente. Mi pare che questa sia la più bella riuscita. la mia padrona di casa vedendola, ha esclamato: "Dios, segnora, es incantada!".

Seviglia, 24/4/57
Di sera ho lavorato fuori. Ho dipinto una processione con El Cattedral come sfondo. Sono uscita alle 8 del mattino, ma Seviglia sembrava ancora addormentata, non è affatto come alle 8 di mattina nelle altre città europee brulicanti di via vai di gente. Tu chiami un taxi e non ti rispondono per niente, e quando tu ti avvicini, ti dicono il prezzo a priori, cioè una cifra 2 volte più alta. Finalmente ho trovato un taxi. Arrivato sul posto mi sono messa a lavorare, ma sono piuttosto lenta. E verso le 9 e mezza mi sono trovata circondata da una folla di gente che rimaneva a guardare come una infantile curiosità; per fortuna non mi disturbavano molto, benché cominciassi a sentirmi riscaldata, il ché preannunciava una certa stanchezza e una certa ansia. Guardai al mio orologio da polso che segnava le undici e mezzo e il paesaggio era ancora lontano dell'essere finito.

Cordoba, Mercoledì, 8/5/57
Stamattina ho lavorato nell'interno della Moschea. Ho cercato di dipingere gli archi che sono una cosa incredibilmente difficile. Ma a me piace superare certe difficoltà, ma non è per questo che mi sono messa a dipingerli, ma perché è bello. Dà la sensazione di vederli in un sogno, per quanto sono intricati ed irreali.
Purtroppo, alla poca luce che vi è di per se stessa, si è aggiunta qualche cosa. Mentre cercavo di capire i fuggevoli archi, nella penombra della Cattedrale, la quale, come ho già detto, fu costruita nella Moschea o più chiaramente in una parte della Moschea, si sentiva la voce del bambino che mi posava. Aveva una voce squisitamente dolce e chiara, risonante come un filo d'argento che temevo si spezzasse. Sono rimasta a lungo ad ascoltarlo.
Ed ora, che sto nella mia stanza; mi sembra ancora di sentirlo. Stasera senza dubbio canterà di nuovo, ma io non ci andrò.

Madrid, 21/5/57
Giulia mia carissima, stasera posso finalmente dire che questo viaggio non è stato vano. Oggi è il ventuno di giugno e sono arrivata a Sivilla il 5 di maggio. Sono qui da 37 giorni e posso farti un resoconto della mia attività pittorica nella Espagna. Ho dipinto in tutto 11 tavole di legno e, mi pare, tutte molto interessanti. A Sevilla ho trovato tutta la città inghirlandata per la Fiesta della Settimana Santa, così ho avuto appena tempo per procurarmi un biglietto per vedere la processione. La prima sera era la più impressionante perché, non avendoli mai visti prima, sono capitata in tre Cortei. Ne ho anche dipinto uno, sotto un disegno che avevo fatto ad Algiceras di Gibilterra.

Madrid, 25/5/57
Ho finito le tre tavolette della Corridas. Ho anche sistemato i due paesaggi dell'Alhambra di Granada; credo perciò che la mia pittura inizia ora, con il mio viaggio in Espagna. Desidererei fare una pittura un po' diversa, ma più che diversa, esprimermi in una maniera più scarna, più drammatica e con meno calore, come se suonasse sulla corda di un violino. Ci riuscirò? Devo riuscire! Per coloro che vedranno la mia Pittura, crederanno che la Raphael ha abbandonato la Scultura. Ma non s'immaginano neppure la scultura che io ancora farò in seguito! Basta che mi si dia il tempo! Tutto quest'anno mi dedicherò a finire la mia pittura e poi sarà la volta della mia scultura.

Ibiza, 8/6/57
Mi è venuta a posare una contadina che ho incontrato ieri l'altro al mercato, mentre andavo a comprare la frutta. Indossava il loro costume e mi piaceva molto. L'aspettavo per mezzogiorno, (poi) vedendo che non veniva, mi sono fatta coraggio ed ho cominciato da me, impostadola come desideravo. È venuta poi alle 3 e un quarto. Ero contenta di vederla; ed è sorprendente quanto l'immagine si avvicini alla realtà, se non ancora superiore, quando l'artista capta giusto la sua impressione. Ho messo (la contadina) in piedi e sembrava che mi avesse già posato, per quanto era impostata bene la figura sulla tavoletta. Ho anche sistemato la negra che ho incontrati sulla nave del mio viaggi da Barcellona a Ibiza. Il paesaggio di Toledo è meno soddisfacente di quanto mi immaginassi, ma spero di superare queste difficoltà. Ho ancora 7 giorni per correggere e poi andrò a Formentera.

Ibiza, Mercoles 12/6/57
Oggi sono precisamente 2 mesi che ho lasciato Roma. È stata certamente una esperienza molto importante dal punto di vista artistico. Ho visto moltissima pittura antica e moderna e c'è sempre da imparare! Ho lavorato molto ma per essere sincera con me stessa, non sono ancora arrivata dove miravo. la mia pittura è ancora pesante. Ma non è neanche questo, manca ancora quella verve che sto cercando. La donna in nero, temo che ricordi un poco l'Ottocento. La negra, forse, è più di una data recente. Nei paesaggi non mi riusciva di dare quel mordente, quella drammaticità che cercavo; per questo li tengo sospesi, finché arriverò a Formentera. Speriamo che lì mi riuscirà di portarli avanti, basta però che non mi invaghisco di altri nuovi (paesaggi) e trascuri questi qui.

Roma, 1/10/57
Ho sognato stanotte un sogno spaventoso: lottavo con una bestia feroce se un precipizio altissimo; il cielo buio e senza stelle era sospeso molto in basso e dava senso di soffocamento. La luna, rossa e corrugata, stava fissa e terribile ad osservare questa lotta terribile. Il precipizio era a mo' di una montagna squarciata e io stavo aggrappata e distese le mie due gambe sopra questo squarcio del precipizio.  ...stavo come sopra la groppa di un cavallo e sotto di me l'abisso senza fondo. Sento ancora il vivo terrore di questo animale che sembrava essere fra una tigre e una pantera, che mi si avventava contro con tutto il peso del suo corpo con un tremendo ruggito, mostrandomi le fauci infuocate e i denti lunghi come dei stiletti che miravano ad affondarsi nelle mie mani. Cercavo di proteggere il mio viso e a volte colpivo la belva con i miei pugni disarmati. Non saprei quanto questa incredibile lotta è durata. So soltanto che a un certo punto, stanca e sfinita, ho avuto quasi più terrore di cadere nell'abisso che di essere sbranata. Ma ad un certo punto, non so per quale miracolo, mi sono trovata in possesso di un gran pezzo d'osso in pugno, a forma di clava. L'animale stava salendo in su come una nebbia, dal profondo dell'abisso e mirava a mordermi le mani. Ma nel mio subconscio, che era quasi sempre sveglio, mentre dormivo pensavo: "Se mi mangia le mani, come continuerò a fare la scultura?" E a questo terrificante, tormentoso pensiero e mentre la bestia si stava slanciando di nuovo verso di me con le fauci spalancate, gli ho spinto dentro in gola, con tutta la forza sovrumana, la clava d'osso. La bestia si è capovolta ed è caduta nell'abisso tutta insanguinata. L'ho visto chiaro, come si vede di solito chiaro in sogno.
Mi sono svegliata; la casa era silenziosa come sempre. Giulia sta a Parigi con Miryam, Simona in Sicilia ed io sto sola con i miei sogni brutti e i miei sogni belli.

20/10/57
Per la prima volta Mario mi ha chiesto di venire nello studio suo per vedere la sue ultime pitture. Ci sono andata insieme a Bertolotti e a un addetto dell'Ambasciata Cecoslovacca e a un critico d'arte, un certo Kara anche lui ceco.
La sua pittura è cambiata. Certuni sono molto belli! Ma temo per lui, che questo genere di pittura libera e la smania di astrazione lo possano portare ad un certo disordine. Mi auguro di no.

23/10/57
Si parla di continuo dell'Arte Astratta, negli ultimi tempi. Mi sforzo di capirla, ma non mi riesce di vederci molto chiaro. Ammetto che molti di questi generi d'Arte sono anche belli; capisco l'importanza che apportano per il colore nello spazio ed altro. Ma se questa può diventare un'espressione dell'Arte dell'avvenire, non ci credo, anche se ha dato Artisti come Kandinsky, Mirò, Robert Delaunoy e altri. Perché a mio parere, è un'arte scientifica e poco umanistica. Non posso capire una pittura e ancora di più una scultura, senza un riferimento umano.

14/2/58
Non so cosa significa la mia svogliatezza. Posso affermare che una tale scontentezza si verifica per la prima volta nella mia vita. Mario ha visto i miei ultimi dipinti e m'ha fatto dei complimenti; ma la sua buona opinione non mi ha aiutato e mi sento un gran tristezza.

19/2/58
Sono occupata a fare i bauli per il trasloco della casa, ma la mia mente vaga sempre verso la copertina del romanzo "Un anno di vita di Ciakovsky.
Vedo Andrea e Svetlana sdraiati sull'erba ai piedi della Montagna inondati dalla luce del sole di Mezzanotte. In primo piano c'è il lago che riflette le loro immagini e quella della montagna come in uno specchio magico.

20/2/58
Oggi è il 20. Ancora 8 giorni e ce ne andiamo da questa casa. Non posso dire che sono felice di andarmene. Qui ho vissuto tre anni, qui ho terminato delle sculture iniziate a Genova. Ho modellato "La Fuga", la mia ultima scultura da che sono ritornata dalla Spagna; qui ho dipinto con un esito soddisfacente. La casa dove andiamo sarà la nostra. Ma mi fa paura!

1/3/58
Sto nella mia stanza. Stamattina sono andata in fonderia a ritoccare le mie cere di scultura. Debbo spostare la gamba destra del gruppo; ma dato che hanno tagliato dalle anche per facilitare la fusione, per me resta più arduo vedere l'effetto dello spostamento della gamba.

2/3/58
Oggi ho visitato l'Esposizione di Jackson Pollock, sono rimasta veramente sbalordita di tanta fantasia e di finezza di colore, e soprattutto mi ha colpito l'uomo che ha sofferto nel suo intricato lavoro di dipingere. Non mi sembra che ci fosse stato un puro gioco di ghirigori.

4/3/58
Sono stata nella fonderia tutta la mattina, ho lavorato sulla "Fuga"; avrei voluto che fosse ancora in gesso per poter approfondire questa scultura di più. Così com'è tagliata a metà è quasi impossibile di vederla insieme. È una tristezza!
Ogni volta che incomincio una scultura o un quadro mi si apre il cielo. Ma quando è terminata mi sento il buio.

5/3/58
Mario è venuto a trovarmi in fonderia mentre lavoravo sulla "Fuga"; mi ha dato dei buoni consigli, ma non si rende conto della difficoltà di modificare una scultura di 4 figure. Ho fatto il mio possibile e anche l'operaio della fonderia ha avuto pazienza di aiutarmi nei miei intenti quasi impossibili; ma qualche cosa s'è fatta!

6/3/58
Ho finito di ritoccare le cere nella fonderia. Ma il risultato saprò soltanto quando li  vedrò uscire dal forno e montato su. C'è da aspettare quasi fino alla fine del mese, siamo solo al 6 di marzo, - che pena d'aspettare tanto tempo! Spero di non andare verso le brutte sorprese.

8/3/58
Devo assolutamente rimanere figurativo; curare più il fondo; anzi non dovrebbe essere un fondo, dovrebbe chiamarsi spazio e sullo spazio le figure dovrebbero proiettarsi...
E le figure in sostanza di colore e per intuizione ed in collaborazione della memoria.

9/3/58
Lui mi ha parlato durante il pranzo delle linee nere che sta adoperando per aiutargli a dare un ritmo alla pittura. Bisogna vedere fino a che punto queste linee possono aiutarlo a dare il ritmo necessario. Jackson Pollock adoperava le linee nere come filo conduttore e non come complemento. Ma un vero artista trova sempre la sua strada, anche smarrendosi per qualche momento.

14/3/58
Sono entrata nella Libreria di piazza Colonna. Ho visto fra altri libri che desideravo comprare, due bei libri di Mondrian.
Il conto di tutti e due ammontava a 15.000 (lire). Ho dovuto fare i miei calcoli, perciò ho detto che sarei ritornata domani.

Sabato, 15/3/58
Lentamente ritornavo dalla piazza Colonna con i due volumi di Mondrian sotto braccio e pregustavo di aprirli, salendo l'ascensore, nella mia stanza. Ho trovato l'amara sorpresa che l'ascensore era guasto. Le quattro rampe di scale ripide della casa mi apparvero come una insormontabile montagna.
La portiera ha visto come mi sono accasciata, stanca, sui scalini, si è commossa e s'è offerta di portarmeli su lei i due pesanti volumi. Ed era una fortuna per me. Entrando nella mia stanza, stanca come ero, mi sono gettata sul letto e mi sono addormentata per lo sforzo subito salendo le scale, e così ho dimenticato che avevo un appuntamento con Mario alle 7,20 a via del Babuino.
Mario, non vedendomi all'appuntamento, ha telefonato; gli ho spiegato che sono di nuovo prigioniera, dato che l'ascensore è guasto. È salito su lui e mi ha portato dei dolci. Non dovrei mangiare dei dolci, lo so! Ma mi piace ogni tanto di mangiarne uno.
Sono ritornata alla mia stanza di via Ripetta con i pesanti libri su Pier Mondrian. Li ho comprati facendo i miei calcoli di dover economizzare quasi 1.000 lire al giorno delle spese di vita. Ma vale la pena. Li trovo interessanti e inoltre mi si schiariscono certe idee sull'astrattismo.

18/3/58
Sono molto contenta di avermi autoregalato Mondrian. I suoi pitture del periodo Cubista sono magnifiche. Le sue pitture astratte non le capisco bene; forse leggendo i suoi scritti li capirò meglio. Ma è certamente un grande artista. Forse non ha adempiuto alla sua promessa? Pier Mondrian era un mistico; questo è evidente. Forse ha peccato perché voleva spogliarsi di ogni vestigia umana e di liberarsi di ogni soggettività che è dannosa per qualunque artista, pittore, scultore o scrittore: in tal modo vuotato di quel poco di poesia che abbiamo a sentirci un granellino nell'universo. Perciò la sua arte ha qualche cosa che respiro di bello.
Però di più si guarda la pittura di Mondrian e si studia il suo Manifesto di "Principles of Neo-Plasticism", la mente si schiarisce, si penetra di più in questo ammirevole individuo che ha concentrato tutta la sua vita a cercare, scoprire l'assoluto dell'arte. Ho sbagliato a dare questo frettoloso giudizio avanti.

9/4/58
Stasera mi sento un po' più sollevata. Ho sentito l'esecuzione della Passione secondo S. Matteo per soli coro e orchestra di Bach. Per un poco ho dimenticato l'umiliazione e la sofferenza mia propria. Quanto è bello! Una musica Divina e umana e non mi sono sentita (più) tanto sola
Antoniette

15/4/58
Tutta la notte ho sognato che stavo nella fonderia mezza buia, con le sue finestre alte, sbarrate, con i vetri rotti e statue dappertutto, spezzate in diverse maniere, frammenti di sculture dovunque. I miei bronzi stavano in penombra e più mi avvicinavo verso di loro, più esse si perdevano nel fumo che traboccava dal forno rovente. Mi sono svegliata più presto del solito e sono rimasta a letto continuando a sognare con gli occhi aperti e vedevo ancora le mie due statue di bronzo. ma non sono capace di giudicarle: sono belle? Una cosa è certa: che quando le ho iniziate, me le raffiguravo diversamente!

19/5/58
Sono andata a vedere Kandinsky nella Galleria d'arte moderna. È molto bello! I suoi colori sono tipicamente russi, ma non quelli bizantini, ma piuttosto quelli folcloristici.
Mi ricordo quando ero bambina e il mio povero papà mi portava con lui in Ehaterinoslav, dove abitava la mia sorella maggiore Ester. Ebbi (così) l'occasione di conoscere quei bellissimi colori fantastici ma zuccherati, verdolini, rosei diluiti, rosso sigillo, viola di violette, giallo canarino ed anche il nero. È errato pensare che questi sono colori bizantini, che sono bianchi su fondo terra bruciata o oro, bleu cupo ed oro ed anche rosso più corposo. Parimente è errato dire che i miei colori somigliano a questi due grandi artisti, Kandinsky e Chagall. I miei colori; hanno qualche cosa di bizantinismo. Ma soltanto spiritualmente, se così si può dire. Gli occhi allungati, lo sguardo che cerca di capire e la bocca un po' tumida che sembra respirare e ne ha timore. Questo è tutto. Ed è poco per dire che sono bizantina.

28/7/58
Entro in casa. Accendo la luce e dico: "Buona sera", come se ci fosse qualcuno ad aspettarmi.
Io do uno sguardo di incertezza e di smarrimento e subito mi riprendo e acquisto fiducia.
C'è il pianoforte, la mia biblioteca, sul tavolo c'è anche il mio diario come l'ho lasciato. È la mia casa, non vi è dubbio!

9/3/59
Dopo quasi 10 (anni) il "Toro Morente" sta per essere terminato. Però temo che la testa non sia all'altezza del corpo. Questa scultura mi perseguita. Lo penso sempre, anche quando lavoro sulle altre sculture o dipingo: i miei pensieri sono sempre lì.
È armoniosa, altamente drammatica. La curva del corpo è rigida e molle allo stesso tempo. È rigida perché fa sforzo per non morire, ma la morte lo vince e si accascia. È bello! Ma la testa non è ancora arrivata.

11/3/59
Sono arrivata ad un punto fermo del Toro Morente: la testa del Toro si rifiuta di uscire.
Sarà per vendetta? Perché lo sto torturando da tanti anni? Mi sento quasi sconfitta e disperata; ieri sera sono rimasta nello studio fino a tardi lavorando e cercando di capire che cosa è che non va. Ma tutto è risultato negativo. Mario mi ha consigliato di cercare di trovare un toro vero, ma io non sono del suo parere. Devo trovarla dentro di me, la testa, come fosse una mia creatura propria.

18/3/59
Oggi è stata una giornata di profitto lavorativo per me. Ho quasi terminato il "Toro Morente", spero di non cambiare l'idea dopo qualche giorno. Oggi, per lo meno, sono soddisfatta! Anche il "torso di donna" sta per concludersi. Ho messo le braccia e mi apre che finora non disturbi. E specialmente le mani sono difficili perché hanno una loro speciale personalità. È questo che volevo evitare in questa scultura che è già per se stessa abbastanza eloquente...

24/3/59
Stamattina ho visitato, con il mio falegname, diversi depositi di legnami per cercare il palissandro un legno africano per scolpire un gruppo di due figure.
Dopo aver visitato diversi depositi, l'abbiamo trovato finalmente, ma il prezzo è molto alto: 270mila lire un metro quadro! È un azzardo terribile, ma lo farò. Il bozzetto l'ho modellato nel 1946, a Genova certe volte lo vedo in sogno, realizzato in palissandro. Lo chiamo "Il segreto", ma una di queste figure la modificherò. Lo vedo molto chiaro, sarà bello!

30/3/59
C'è sempre un'aria d'incertezza nella mezza figura di donna che sto lavorando nella scultura. Al principio sembrava un'opera già mezzo conquistata. Ma non volevo lasciarla al caso. Volevo approfondire, andare oltre. Non mi piacciono i frammenti e temo che si sia arrestata. La grande difficoltà la trovo nel risolvere le braccia, le mani; devono esprimere uno stato d'animo, ma non devono assolutamente togliere o sopraffare la forte espressività già nella figura stessa.

23/11/59
Silva mi ha telefonato d'inviargli una mia scultura. la più bella. La mia decisione è caduta sulla "Sognatrice". È la più bella per la sua interiore bellezza. Sogna i miei sogni... L'ho pettinata coi capelli rossi e sul tutto un verde con un po' di ruggine. La piccola Nicce mi ha posato per questa statua. Era una bimba intelligente, forse troppo matura... Mi posò nel '41 o '42. L'inverno era freddo a Genova, quell'anno. Mentre mi posava, le raccontavo delle favole per ingannare la noia del posare. Chissà dov'è ora?!

3/12/59
Si è inaugurata l'esposizione di Mario. Le sue pitture astratte. Nella galleria erano più belle che nello studio suo, che sembra una stalla... ma anche in una stalla dipingerebbe bene.
È un pittore! Questo è l'unico suo merito.
Io mi immaginavo molto, molto di più. Vedremo come questo gioco finirà; del resto doveva provarci.

14/12/59
Oggi sistemerò il mio studio.
C'è installata una stufa; aspetto che mi portino la legna e poi comincerò a lavorare sulla statua di legno. Ho paura, ma basta incominciare, poi tutto andrà bene.
La "Leda" non mi fa paura, è più semplice; è in piedi, ha un'aria grandiosa, sensuale, palpitante quasi. Ma il gruppo "Confidenza", per non chiamarlo "Venere e Cupido", è un'altra cosa. Sono molto gelosa di questo gruppo, non vorrei che il bozzatore gli metta le mani. Lo finirò da sola.

22/12/59
Ho una infinita quantità di quadri da finire. Non so che cosa direbbero certi Artisti se me lo sentissero dire: che sono capace di dipingere lo stesso quadro per degli anni quasi, sempre migliorandoli, o così lo penso. In rari casi finisco un quadro in due o tre pose. Dipingo un paesaggio, un nudo e lo rivolto; domani lo guardi; ci trovo quasi sempre che c'è qualche cosa che non va. Se non lo continuo, comincio un altro quadro. Trovo sempre qualche tela già preparata. Preparo sempre le tele da me.

26/12/59
Oggi ho dipinto i fiori che mi ha regalato Nanda. Sono violette e piccole rose. Mi prende un panico, al principio, di dipingere i fiori. Ma dopo i fiori di Mafai, chi non lo sentirebbe?
Li ho dipinti! E sono abbastanza soddisfatta. La composizione non è Mafaiana. Ma poi si vedrà! Ciò che importa è che sono belli; se è Mafai o Raphael ha poca importanza per coloro che li mirano.
Domani si inaugura la Quadriennale. Il mio cuore si agita dentro di me. Mi dà fastidio sentire il suo battito; sono obbligata ad andare a sdraiarmi.

27/12/59
Un altro capitolo si è chiuso.
E anche questa Quadriennale si è inaugurata. Sono arrivata in ritardo, non ho potuto sentire i commenti che certe personalità hanno fatto davanti alle mie opere, nella Sala grande. Le mie 5 sculture le hanno messe molto male, troppo basse e tutte collocate verso il muro. Un'altra volta senza fortuna! Che cosa mi è rimasto ora, se non lavorare? Bisogna continuare, comunque!

Luglio 31/7/60
A te, caro Mario,
la mia prima monografia
Ringrazio il destino d'avermi
spinta sulla strada
del nostro incontro
Per cui divenni ciò che sono
Antoniette

9/3/61
È successo un miracolo!
Le Rose rosse che mi ha mandato Marchini sono dipinte. Me le ha mandate mercoledì e oggi sono sul mio cavalletto pronte. Due giorni soltanto! E che meraviglia!
Ho dovuto fare uno sforzo per combattere il tempo, le rose erano troppo mature e non volevo che si aprissero, perciò ho dovuto affrettarmi. Ma mi è riuscito di afferrarle nella loro piena bellezza. Dopo di che mi sono sentita molto stanca.
Nel pomeriggio è venuta Nini, la mia modella. È ben formata: anche larghe, ma proporzionate alla sua altezza; un petto piccolo, attaccato al torace con due lichenie ad una roccia. Le sue cosce sono forti e lunghe. Spero di poter lavorare bene con lei.

Roma, 23/4/61
Sono l'una di notte. E cammino nel mio salone già da due ore. Penso alla composizione che ho impostato da circa 3 giorni. È una grande tela e contiene una sola figura centrale e un'altra in secondo piano, con ambientazione di un paesaggio di Toledo (Spagna).

Roma, 25/5/61
Questa settimana mi sono messa a lavorare alla scultura. Ho un uomo che mi viene ad aiutare; non è un formatore, è un muratore. A me serve solamente di segare i ferri e piegarli.
Il lavoro che mi sono impegnata (a fare) è pazzesco! È una vecchia Maternità del '36. Mi ricordo quando il dottor Jesi venne a Genova, a trovarmi nello studio, e non mi ci trovò. lasciò un bigliettino scritto, sapendo il mio carattere che continuo sempre a lavorare per degli anni sullo stesso lavoro: "È proibito toccarla. È un Capolavoro!". Sono passati tanti anni, sono ritornata a vivere a Roma. Vedendola in garage, non so perché, mi sembrava molto lontana dall'essere un Capolavoro. Mi sembrava anche troppo smilza. Ho cominciato a ingigantirla senza fine. E non mi sono accorta che è diventata anche troppo realista, anzi, peggio, verista. E così, senza controllo, l'ho fatta tradurre in pietra; ha conquistato qualche cosa: è drammatica. Ma il gesso non mi dava pace... Per degli anni è stata in un deposito ad ammuffire, in parte screpolata. Ma qui, nello studio nuovo, l'ho cominciata a criticare con gli occhi di un'artista esperta. E mi è sembrato di poterla riportare allo stato primitivo. Per l'appunto, pazzesco! Ho scorticato quintali di gesso superfluo, l'armatura spunta da tutte le parti, sembra una casa dolorante. Non posso dire di più perché sta per nascere.

8/7/61
Dopo due mesi quasi di lavoro, distruggendo quanto più potevo della povera "Maternità", ho messo la parola fine! È rimasto soltanto quel po' di brandelli che mi suggeriscono qualche sentimento di allora, quando la cominciai nel 1936. La mia angoscia si è placata. Ora posso ricominciare a ricostruire sulle rovine una nuova Maternità, che, in fondo, sarà con il sentimento quasi uguale alle mie intenzioni di allora, ma più bella!
Non so per quale ragione, questo mio quaderno non va avanti. Quest'anno è stato veramente un anno meraviglioso per me. Mi sto affermando sempre di più. Ho del denaro. Ma questo mio diario non lo apro quasi mai. Pure, la mia vita è ultimamente piena di qualcosa di nuovo, di qualcosa non aspettata. "Il ritratto di Simona" è andato a Torino alla vendita della Galleria "La Bussola", a 2 milioni. La Galleria "Narciso", anche questa a Torino, s'interessa di fare stampare 2 mie guazze a Milano, e dopo faranno una mia Monografia. Dico tutto questo per spiegarmi che non mi mancherebbe di che parlare; tuttavia non prendo o non ho voglia di prendere una penna e sedermi a scrivere qualche cosa. Temo che sono troppo stanca ed ho ancora di che lavorare fino a metà agosto, per poi prendermi le vacanze. Ma la smania d'iniziare sempre nuovi lavori, non mi dà pace. Ogni giorno inizio una nuova tela. È pazzesco!...

Roma, 10/7/61
Per la prima volta, approfittando che Leoncillo era fuori Roma, ho messo il cavalletto della scultura fuori sul terrazzo e ho lavorato al gruppo di tre figure intitolato "Mameli ferito al Gianicolo": questo gruppo si sculture è per la mostra del Triveneto. Spero almeno, se non sarà premiata, che me lo compreranno.
La scultura deve essere lavorata all'aperto, come fa Moore o tanti altri grandi scultori. Il prossimo anno spero di avere una casa in campagna, con qualche ettaro di terra intorno, dove poter lavorare l'estate all'aperto. Con questo spero che tutti i miei sogni saranno realizzati.

Roma, 2/9/61
Mi sono fatta coraggio, sono venuta giù nello studio per vedere le tele cominciate prima di partire per le vacanze. C'è uno sforzo di arricchimento dei colori e nella composizione. Il disegno tende ad amalgamarsi in un tutt'uno con i colori. La composizione "Io e i miei fantasmi" mi sembra uno dei migliori. Ma dove prendere le forze per terminarlo? Questa mia stanchezza mi è piombata addosso! E mi sembra come se qualcuno mi avesse tagliato la testa mentre stavo discorrendo e il racconto rimanesse a metà!...

Roma, 22/9/61
Oggi mi pare che mi è successo un miracolo! Un vero miracolo! Dopo aver finito i ritocchi del doppio ritratto di Baldina Berti e della Pupa, sono venuta su per riposarmi. Mi riposo molto di più ora, perché temo di dovere pagare troppo, in seguito, l'imprudenza di sottovalutare il consiglio del medico di stare a riposo. Ma nella mia testa c'è un chiodo da qualche giorno! "Una partoriente", che nello schermo dentro di me, non vedo altro che la faccia deformata e dolente della donna e l'ostetrico di fronte alle due ginocchia divaricate della donna, (le mani) inguantate di guanti color rosso scuro. Stavo sdraiata sulla terrazza pensando sempre a questo. Improvvisamente mi alzo con difficoltà dalla mia sdraio, perché da qualche giorno soffro di un acuto dolore al ginocchio destro, tuttavia (ciò) non m'impedisce di stare due o tre ore al giorno in piedi. Sono scesa nello studio con un po' di difficoltà per il dolore; una volta nello studio, non sento più niente.
Ho preso una tela molto grande, ne ho pronte parecchie di tele e tavole di legno. Nel poco tempo di un'ora ho impostato il quadro di parecchie figure, con mia grande gioia!

Roma, 23/9/61
Poco fa è venuta Giugiù.
Partiva alle 2 del pomeriggio. Mi ha trovato sdraiata sulla terrazza. Il mio luogo da dove traggo nuove riserve di vita dopo aver lavorato per qualche ora.
È andata lei stessa a vedere la mia nuova composizione impostata soltanto ieri che la chiamo non (più) "La partoriente" ma: "Per farlo uscire in questo mondo, bisognava intimidirlo (minacciarlo) di usare i ferri!"... È un titolo piuttosto lungo, ma mi piace...
Quando Giugiù è ritornata mi ha fatto i complimenti; dopo di ciò ci siamo avventurate nelle nostre solite discussioni: Figurativo o Astratto? Mi piace raccontare dei fatti umani, degli alberi, montagne, la luna, il tramonto. Perché no? Perché non La Partoriente?
Nella scultura era quasi il mio tema preferito, dopo i ritratti delle mie figlie, che ne ho fatti tanti.
Già, mia cara Giugiù, finché ci sarà la Morte e l'Amore e le donne partoriranno, ci sarà Arte Figurativa. È inutile correre dietro a tutti questi "ismi": Informalismo, Automatismo, "tascismo". L'uomo arriverà alla Luna ma ritornerà a vivere, tradire e morire sulla terra. E delle vicende della terra dobbiamo raccontare come esseri veramente umani.

Roma, 5/11/61
La tela di 2,40 che è destinata per i Rossetti, è riempita con dei disegni e segni per la danza. Il discorso c'è, bisogna vedere come lo dipingerò. Ho anche iniziato la Tauromachia, sempre per i Rossetti; e anche questo è pressappoco delle stesse dimensioni 2,40. Questo secondo pannello mi riuscirà più facile, dato che ho già avuto l'esperienza precedente, studiando e dipingendo i tori durante il mio soggiorno in Spagna nel 1957. Però ogni volta che affronto un soggetto, anche quando l'ho già fatto, mi resta sempre difficile. È come partorire dopo un parto precedente.

21/10/61
"Uno strano procedimento", diranno certi pittori, se mi vedessero dipingere. Curo molto il disegno; disegno non come fanno gli altri, con forti contorni neri, ma con il colore degli oggetti stessi proposti sul fondo stabilito. E tengo presente il colore dei vari oggetti in rapporto allo spazio. E continuo questo gioco: gli oggetti fra di loro e lo spazio, cioè il fondo. Fino al punto che mi trovo il quadro fatto senza accorgermene. E senza torturarlo. Certamente, ben inteso, questo è quando la dimensione è piccola; quando il quadro è di una certa dimensione, allora vengono in gioco ben altri problemi, molto più importanti.

Lunedì, 23/10/61
Sono le 10, vengo su dalla Galleria sottostante al mio studio. Là c'è la Grande Maternità che io chiamo "Angoscia n° 2". Faccio sempre due o tre volte lo stesso soggetto, anche nella pittura, specialmente grande. Così ho: "La Giocatrice d'azzardo" n° 1 e n° 2; "io e i miei fantasmi" n° 1 e n° 2. E così via.
Forse questo è perché credo di poter approfondire la seconda composizione, ma generalmente la seconda è una variante, affollata di più figure. Comunque, questa scultura è opera giovanile, direi del '36, però è molto più drammatica, come se avessi intuito l'angoscia della guerra del '40. Nel 1953 lo tradussi in pietra, con un lusinghiero esito; perché il gesso ha un vuoto che fa un gioco interessante fra le gambe della madre che stringe la figlia come se volesse farla rientrare dentro il suo ventre per tenerla al sicuro. Perciò ho conservato questo gesso. Ma come al solito mi è venuto in mente di lavorarci sopra.
In questa primavera, verso aprile, ho fatto venire un muratore che mi aiutasse in questa difficile operazione chirurgica. Volevo spostare l'asse della spina dorsale; un altro scultore mi avrebbe riso in faccia per questa mia impresa. Ma ho vinto io. Dopo tanti pericoli che il gruppo crollasse, e dopo la prima scorticatura, che sono rimasti soltanto brandelli, la statua è risorta ad una nuova vita!
Stamattina ho lavorato sola, dalle 8 alle 10 e mezzo. È diventata ancora più drammatica, il disegno sicuro. Ne sono contenta; ora vado al pianoforte.

7/1/63
Stasera mi ha telefonato Lazzaro per darmi la notizia che il mio piccolo Mosè è stato acquistato per la minima somma di £. 250.000. Non capisco perché ho messo una cifra così bassa. Era molto bella! L'ho tenuto per 18 anni e nessuno si è accorto di questo pezzo di scultura.
A Milano ho esposto "La lavandaia". È un piccolo capolavoro e nessuno l'ha comprato per 500.000 lire ed era in bronzo!
Ma quando ci penso sopra non me ne importa niente del denaro. Li venderei tutti (i quadri) affinché abbiano una casa dove si possono vedere, guardare, ammirare. perché no? Affinché non vadano a finire a Porta Portese dopo che non ci sarò più.

13/3/63
Sono andata giù nello studio due volte; una prima volta prima di andare a fare pratica di guida, una seconda quando sono rientrata. E poi, ora che mi ricordo, ho lavorato anche dalle 3 alle 5,30 nel pomeriggio.
Sono abbastanza contenta.
Dipingere diventa sempre una cosa sempre più difficile. Non è possibile dipingere per dipingere e non credo si possa dipingere per fare della polemica. Ogni cosa che un'artista fa, deve avere una ragione, deve significare qualcosa; questo era anche il problema che ci occupava in lunghe discussioni nel nostro studio di via Cavour, in quell'indimenticabile 1928-29 e 30. E così è per me tuttora. Povero Scipione, è morto. Mario è diventato astratto. Io sola sono rimasta a proseguire la strada d'allora. E se io mi sbaglio?

23/3/63
Ho visto la mostra di Vespignani. È molto interessante, disegna in una maniera incredibile! Ma pecca in monotonia del colore. Difatti lui lo chiama "Monocromo". Non so se ha scritto questo per non essere criticato!

24/3/63
Sono andata a vedere la mostra di Jean Doubueffe e devo confessarmi di essermi sbagliata, di non stimarlo a dovere. La sua mostra alla Galleria "La Malborough" è una delle più interessanti che ho visto durante questa stagione. Non lo chiamerei "astratto", anzi, non lo è affatto. È figurativo. E domani ci vado di nuovo a vederlo.

2/4/63
Sono andata giù nello studio, ma non ho lavorato sul "Concerto sulla terrazza". L'ho guardato bene. L'ho osservato bene. Come composizione fila bene. ma come pittura no. La tavolozza è un po' sporca. Non insisto. Non mi piace di sforzare; tutto al contrario di ciò che facevo anni fa. Divento vecchia, divento più prudente. Non so il risultato che mi porterà questa prudenza... Ho ritoccato due nature morte, abbandonate da tanti anni. Certe volte mi diverto a ritoccare o approfondire lavori iniziati e abbandonati, per ricominciare qualche cosa di nuovo, questo affannoso cercare di creare qualche cosa di nuovo. Eppoi, purtroppo, mi accorgo che sono sempre io. Perché poi purtroppo "Io"? L'artista deve sempre essere prima di tutto "Io".

4/4/63
Ieri Maltese mi ha chiesto per telefono il prezzo della mia scultura "Riflesso nello specchio" e io, molto amareggiata, gli ho risposto: "Ma chi vuoi che compera una statua mia?".
Stamattina mi ha telefonato Penelope per dirmi che la mia scultura "Riflesso nello specchio" è stata premiata con £. 600.000. Il premio non è molto, ma io ero molto felice.
Ho pensato, "meglio così, così sarà una scultura di meno da mandare a Porta Portese, a venderla insieme agli stracci, quando non ci sarò più".
Ho mandato 3 opere all'Esposizione di Arti Figurative di Roma e del Lazio: due pitture ed una scultura; hanno premiato la scultura ed io sono felice, questo fatto mi dà la forza di continuare.
Oggi ho terminato il gruppo "L'angoscia n. 2" in pietra porfirica. Anche "Miryam dormiente" è terminata nella stessa pietra porfirica.
Ora mi sento di camminare sulla strada libera di terminare i due legni e il gruppo grande in gesso entro il 1963. Dopo questo, può avvenire ciò che deve inevitabilmente avvenire: la fine. Ma non prima che io abbia finito il mio lungo e faticoso discorso!...

12/4/63
Quando penso al premio ottenuto giorni fa, mi sembra impossibile! Ieri ho incontrato Gentilini alla manifestazione all'Attico in onore del poeta Ungaretti. Mi ha confermato le voci che corrono: che il primo premio doveva andare a me dato che la mia pittura era piaciuta molto. ma io sono contenta lo stesso, anche che sia il secondo premio per la mia scultura!
"Il riflesso nello specchio" l'ho ricostruito su di un vecchio gesso che era originariamente "La Cattedrale", già scolpito in noce ed è di proprietà di Silva. ma il gesso, con tanti pellegrinaggi da un deposito all'altro, è andato in pezzi. E non ebbi il coraggio di buttarlo via. Troppi sentimenti si erano annidati in queste membra di gesso. Pellegrinavano da Roma a Genova e poi di nuovo a Roma. A Roma, nel 1959 l'ho scolpita in legno (noce) ed ero tanto affezionata a questo gesso. Nel 1962 ho cominciato e a farlo diventare un altro lavoro. Ma l'idea principale è sempre la stessa: la madre che pettina la sua bambina o la madre che protegge la sua bambina. Sempre la madre e la figlia, finora il mio tema preferito. Lo chiamo "Niobe", "Cattedrale", "Angoscia", è sempre la stessa madre che protegge la creatura che ha generato.
Ora sto trasformando un vecchio gesso che ho già fatto in pietra, di grandezza naturale, sta da Marchini della Galleria "La nuova pesa"; questo mi sembra il compito più difficile. Ma se mi domandassero: "Ma scusate, perché lei non fa una statua nuova, invece di perdere il suo tempo gingillandosi con le sue statue vecchie?", non mi sarebbe facile rispondere. Forse l'unica sincera ed onesta risposta sarebbe che la mia idea non si è completamente compiuta, e mi trascino per ripeterla! Forse questa è la verità! E spero che quando mi riuscirà di concludere quest'ultima "L'angoscia n. 2", comincerò una nuova serie di sculture.
Ero andata al Palazzo dell'Esposizione. C'era poca gente. Sono entrata di nuovo nella sala principale: la sala dei premiati. Lì ho trovato Mezio, l'unico che posso dire che ha fatto qualcosa per me, qualcosa di valido! Qualche cosa che vale più di un premio!... Mi è venuto incontro e mi ha baciata: "Mi congratulo con te, cara Raphael! Hai visto le sculture in giro? La prossima mostra tua dovrà essere tutta scultura. Dall'inizio fino ad ora". Ha ragione, ma la Quadriennale dovrebbe assegnarmi una sala personale, altrimenti come faccio io? Dovrei allestire una sala di almeno 10 pezzi di scultura, scegliere le sculture più significative dal trentatré al sessantadue. Una parola!
1) Tre sorelle; 1933
2) Miryam dormiente; 1934
3) La Fuga di Sodoma; 1938
4) L'angoscia; 1939
5) Niobe; 1939
6) Narciso; 1942
7) Il toro morente; 1942
8) L'autoritratto; 1960
Autoritratto; 1939
10) Riflesso nello specchio; 1962
11) La sognatrice; 1946
12) La Genesi n.1; 1947
13) Venere e Cupido; 1963

Domenica 14/4/63
Niente di particolare. Ho lavorato sul gruppo di gessi; questa sarà la mia ultima grande battaglia di trasformare una vecchia scultura in una nuova; no, non nuova, ma più approfondita.

Lunedì 15/4/63
Dopo aver lavorato faticosamente sulla scultura l"'Angoscia n. 2", mi sono accorta che le braccia erano mal impostate. Non c'era altro rimedio che distruggerle. Sentivo un grande sgomento al pensiero di dover prendere lo scalpello e il martello in mano. Non lavoro con il modello; e se dovessi sbagliare di nuovo? Sotto i miei colpi di martello mi sembrava che le due figure crollassero. Questo sarebbe stata la fine sul serio! Ma fino a questo momento non sono ancora crollate. Domattina mi alzerò presto per continuare il lavoro di distruzione e poterle costruire più belle.

9/7/63
Sto lavorando sul "Quarto giorno della creazione". Non credo di aver capito il senso. Significherebbe la Luce! È molto difficile l'interpretazione "Luce". È una cosa enorme... E comincio ad aver paura...

9/1/66
Simona ha portato Raffa e Sabinuccia ieri dopo pranzo.
Desidero fare un ritratto a Sabina. È brava, posa molto bene. Ed è bellissima.

Roma, 15/3/66
È finito il ritratto di Mario!
È la prima volta, che quando finisco un quadro, e, lo guardo, e, non sento questa incompletezza che mi faceva sentire gli altri miei dipinti. Spero che non mi sbaglio!... È un quadro completo!... Da cima a fondo. E Mario sta lì, sembra che contempla! Sento una voce! Chi sa forse voleva ritornare al figurativo? Chi sa che cosa avrebbe dipinto se fosse ancora in vita?!... Ma ora non c'è più...
I suoi pennelli stanno a riposo. Io ancora continuo a dipingere e traggo ancora qualche gioia. Ma chi sa per quanto tempo ancora?

24/4/66
Il mio ritratto comincia ad uscire.
L'importante è che so ciò che voglio!... Il resto verrà. Ho ancora qualche giorno davanti prima di inviare le opere all'esposizione. Nel pomeriggio non sono andata giù nello studio.
Stavo sdraiata sul divano con gli occhi chiusi a fantasticare su "Giobbe". Ho già il  perimetro del quadro. Il posto assegnato a Giobbe. Il letto dove sta seduto il corpo martoriato, gli occhi dilatati  in un'espressione interrogativa: Oh Signor Dio perché? Perché mi punisci, ho camminato per la strada giusta. Ho osservato i tuoi precetti. Perché mi punisci?... Ai suoi piedi all'angolo del letto starà seduto un giovane amico, che non azzarda a parlare finché gli anziani non abbiano finito di ribattere. Le lagnanze di Giobbe. Gli anziani amici di Giobbe sono quattro e, sono tutti seduti per terra. Così che la figura di "Giobbe" spicca più alta di tutti. La casa di Giobbe è una forma di tenda sostenuta da alberi che fanno da colonne che sostengono il soffitto. Dalle finestre si vedrà un paesaggio. In un estremo angolo c'è una porta da cui si intravede la moglie di Giobbe in penombra, che non entra dove si trovano gli uomini. Piange per la disgrazia capitatale senza sapere il perché!?...
Sarà un quadro enorme. Ce l'ho tutto dentro di me, ma per farlo uscire! Dipingerlo! Questa è un'altra cosa a farlo uscire fuori dalle profondità del cervello, questo è difficile!...

29/4/66
Mi sono alzata presto. Ho fatto una rapida colazione di frutta e sono venuta giù nello studio. La fortuna mi ha assistita, il mio ritratto nella composizione " Io e i miei fantasmi" è riuscita!... Domani mattina vengono a portar via  tutti i dipinti, e le due sculture. Sono molto nervosa. Ho paura! di esporre 20 pitture, disegni e guasces, 2 sculture è esporsi alla critica quasi nuda... Che cosa diranno? Non mi importa la vendita. Desidero sapere se mi seguiranno dove voglio arrivare: questo è il punto!...

Sabato 14/5/66
Stasera si è chiusa la mia personale da "Zannini". Tutto sommato è andata bene. Anzi molto bene.
Ho venduto due guasces, due disegni e tre dipinti ha preso Zannini, però non abbiamo ancora discusso sui prezzi.
La critica è stata molto lusinghiera. Non mi sarei aspettata tanto!... Era un via vai di gente. Certi increduli, certi gelosi, e molti ammiratori! Sono felice, soprattutto che la critica ha quasi capito il mio stato d'animo e mi seguiva dove voglio andare.
La mia testa mi scoppia dei nuovi fantasmi che desiderano che li faccia uscire dalle tenebre e li liberi alla luce e li trasmetta sulla tela con gli splendori dei miei colori e la vitalità e lo slancio del mio amore.     
Il mio programma nuovo è:
"La sofferenza o la ribellione di Giobbe"
"La Valle del diavolo"
una protesta contro Re Salomone, che cedeva alle sue moglie pagane la loro idolatrie.
Sculture:
1/ realizzare in grande "La Genesi allo specchio", ingrandendolo due volte.
2/ fondere in bronzo "La Fuga di Sodoma"
3/ ingrandire "La Lavandaia" in bronzo tre volte.
E finire un'infinità di quadri, quadretti dispersi in tutti gli angoli dello studio. Ci vorranno almeno altri tre anni di vita. Ci arriverò? Fra tre anni forse, o più, l'uomo arriverà sulla luna... Tutto è possibile!... Perché no?
Antoinette.

19/5/66
Però il discorso che ho fatto con la pittura , che continuo ad elaborare e riprendere dopo diversi periodi non si può fare con la scultura. Per carità!... Sarebbe una bestialità. Una scultura prima di iniziare bisogna pensarci e ripensarci centinaia e migliaia di volte! Prima di installare l'armatura. L'armatura è la spina dorsale della figura, uno scultore che è tale vede nell'armatura già la figura completa. Se poi lo scultore lavora direttamente con la scagliola può continuare a lavorare sul medesimo lavoro per un tempo infinito. Ma non può alterare l'impostazione primitiva dell'armatura. Se questo poi non corrisponde alla sua visione? Dovrà inevitabilmente distruggerla ed iniziare un nuovo lavoro.

4/8/66
Ho abbozzato "Giobbe" sono abbastanza soddisfatta. Ma la strada sarà lunga,
faticosa, ma non mi spaventa!...
Non mi ricordo un'opera raggiunta senza fatica?! Quale? Per me non esiste un'opera importante compiuta senza dura fatica e dolore come fosse un nuovo parto... Ma quando lo raggiungo è una grande felicità!... Oggi era una giornata molto calda. Ne ho approfittato. Ho indossato il costume da bagno e sono stata sdraiata al sole circa un'ora, tenendo la testa coperta, dopo mi sono riposata, e poi mi sono lavata, cambiata e sono andata a pranzare.

9/9/66
Sono arrivata a Roma; non mi ricordo con precisione il 26 o 28 agosto. Sono subito venuta giù nello studio. Bisogna cominciare da zero! Non bisogna essere affezionati alle opere già concluse. Bisogna andare avanti!
Oggi mi sono arrivate le tele che ho ordinato per dipingere: "Giobbe". Il quadro più importante dopo il ritratto di Mario.
2) Poi, "L'uomo che vende palloni"
3) "La venditrice di cocomero"
4) "Ritratto del dott. De Martini"
5) "La maternità" (ricordo di un quadro perduto a Londra) nel 1929
6) L'uomo che legge anche questa sera sarà dipinto da memoria di un ritratto di Mario che legge che andava distrutto a Londra durante la seconda guerra.

Roma 28/3/69
"La fuga da Sodoma": una statua che ho modellato e poi gettato in cemento grigio nel 1936, ma quando è arrivata l'epoca triste per noi di scappare da Roma nel 1939 fui obbligata a lasciare la statua a Roma. Ho poi convinto Mario di consentire a farle una copia in gesso dopo tante odissee finalmente è arrivata a me. Ma frammenti non mi soddisfano perché hanno un fascino  particolare un po' classici. Proprio per questo desideravi di ricostruirla come era al principio. Era un lavoro molto difficile... Ma con amore si arriva a tutto!... Ed ora oggi ho terminato il gesso pronto per la cera. La parola finito mi fa paura. Non la uso quasi mai. Lavorerei su di una scultura o su di una pittura di una certa dimensione che mi impegna molto per mesi senza finirle, perché finita per me sembra una parola pronunciata dal giudice, la morte!...
Comunque, la fuga dopo 30 anni è pronta per la cera. È 2 metri e 40 centimetri. Ed è bella!...

Roma siamo già nel 30 di marzo
Domani il 31 andrò di nuovo nella fonderia a terminare i gessi per iniziare di coprire di cera per la fusione. Io mi sento sempre più stanca. Giorno per giorno più stanca. Di più che le mie sculture si accumulano io mi sento più annullata. Più piccola e più stanca desidero di ritornare alle mie pitture che mi aspettano. Ci sono dei quadri ammucchiati non terminati dispersi in tutti gli angoli dello studio. Li guardo e penso: quando li finisco? Quando?

13/5/69
Oggi ho terminato "Re Davide che piange la morte di suo figlio ribelle Absalam". Mi pare che sia un pezzo di scultura importante per la sua composizione importante e anche per la sua concezione originale. Non ha testa, solamente le mani. È semplice, ma è sapientemente modellato. E pensare che l'ho iniziato nel 1945, 1946, ma ci sono le mie esperienze e il peso di oltre 18 anni! Che vuol dire molto, 18 anni accumulazione di solitudine e di sofferenze, di gioia divisa soltanto fra me e me...

13/9/71
Ritorno oggi da Vico.
La prima cosa che ho fatto è scendere nello studio. E certamente la prima cosa che ho visto è il quadro omaggio a Picasso. Mi ha dato un senso di vuoto.
Chi sa se ho fatto bene ad avventurarmi in questa faccenda? Sono ritornata al mio tavolo e ho cominciato a disegnare. Disegnare mi calma. È come filosofare.

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